In occasione dell’Antica Fiera di Portomaggiore , presso la Chiesa Collegiata Santa Maria Assunta, sarà presente una mostra dedicata don SANTO PERIN

Ccoordinamento della mostra: Nicoletta Valle

Testo: Barbara Giordano

Foto tratte dal film “l’unica via”: Scolastica Black borow

Ideazione, progetto e grafica: Laura Magni

Collaborazioni: Riccardo Benetti, Filippo Irone , Massimo Manservigi, Sergio Marchetti, Nicoletta Marzola, Marco Romeo

Chi era don Santo Perin

“Essere dolce con i fratelli. Cercarli, essere a loro disposizione… Sacrificarsi per loro, vegliare per loro, dare tutto…Mostrare sempre gioia ad aiutare…La tua mano si posi su di me, Signore, mi indichi la via e mi sorregga…”.

Così scriveva nel suo diario don Santo Perin (1917-1945) che ancora piccolo era giunto con la sua famiglia da Trissino (VI), ad Argenta (FE), poco prima che i fascisti ne assassinassero il parroco don Giovanni Minzoni. Ordinato prete nel 1944, don Santo è inviato a Bando di Argenta (FE) nei i giorni drammatici della guerra, da lui vissuti con una dedizione assoluta, ricambiata dal grande l’affetto della gente.

Scriveva nel diario: “Signore accetta la mia vita. Non avrò paura della morte. Il futuro è tuo. O Gesù con labbra tremanti parlo così: io cesso di vivere perché tu solo possa rivivere di nuovo per i fratelli”.

Tra il 10 e il 18 aprile l’attacco definitivo delle forze alleate contro le ultime difese tedesche provoca rovina e morte anche nel piccolo paese di Bando. Don Santo celebrerà il rito di benedizione per quaranta vittime, aiutando lui stesso a scavare la fossa. Nel suo diario si sfoga: “Gesù, come faccio a consolare, confortare, ridare la vita ai morti”.

Il 25 aprile 1945, gli dicono che lungo l’argine c’è il corpo di un soldato tedesco insepolto, e subito decide di andare a seppellirlo.
C’è chi lo sconsiglia per la presenza di mine in quel posto, e, poi, il morto è… un nemico! Alcuni giovani, trascinati dal suo esempio, si offrono di seguirlo. Poco dopo la partenza si sente uno scoppio e si vede alzarsi del fumo. La gente accorre, uno dei giovani è morto dilaniato, don Santo giace a terra con le mani giunte investito in pieno dall’esplosione. Le schegge lo hanno colpito in tutto il corpo.

A chi lo soccorre chiede di aiutare gli altri. Morirà il giorno dopo.

Nel cippo, posto sul luogo della morte, sono incise le parole di Gesù: “Non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli altri”.